di Paolo Ianna
Prima di tutto scopriamo chi sono e qual è la missione della FIVI | Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.
Dal sito www.fivi.it
La FIVI raggruppa viticoltori che soddisfano i seguenti criteri:
– Il vignaiolo che coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta.
– Il vignaiolo rinuncia all’acquisto dell’uva o del vino a fini commerciali. Comprerà uva soltanto per estreme esigenze di vinificazione, in conformità con le leggi in vigore.
– Il vignaiolo rispetta le norme enologiche della professione, limitando l’uso di additivi inutili e costosi, concentrando la sua attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del “maquillage” di cantina.
La Missione
– Difendere gli interessi dei propri aderenti in ambito morale, tecnico, sociale economico e amministrativo.
-Partecipare alle politiche di sviluppo viticolo a scala locale, nazionale ed europeo. Proporre misure economiche e norme legislative nell’interesse dei Vignaioli Indipendenti.
– Proporre e promuovere un’organizzazione economica del vino sostenibile e razionale.
– Dialogare con i poteri pubblici con l’obiettivo di esprimere le problematiche specifiche dei Vignaioli Indipendenti. Coordinare e rinforzare le azioni delle delegazioni locali attraverso il contributo dei delegati di zona e promuovere la creazione di nuove realtà territoriali.
E adesso qualche ragionamento…
Gli aderenti a questa associazione producono vino solo ed esclusivamente con le uve dei propri vigneti. Attenzione che potrebbe sembrare normale, non diamolo per scontato, non lo è. Molti dei vigneti che vediamo percorrendo strade, autostrade, viottoli di campagna, zone storiche di alto pregio vinicolo o zone meno vocate, non sono automaticamente di produttori diretti di vino con propria etichetta, ma possono essere vigne di conferitori di cantine sociali che vinificano in denominazioni di origine non sempre vicine alla zona di produzione, oppure di produttori di uve che alla vendemmia verranno proposte al miglior offerente.
Niente di illegale o di riprovevole, intendiamoci, ma in un mondo che richiede certi requisiti dai produttori di vino, ebbene, questi requisiti li possono fornire solo quelli che curano vigneti propri, impostando metodi di viticoltura sostenibili, a basso impatto ambientale, investendo su se stessi e sulla qualità della materia prima da trasformare in prodotti rappresentativi e identitari della zona di produzione.
Il ciclo di produzione completo, dalla terra alla bottiglia, induce il produttore a migliorare ogni fase di questo processo, dalla scelta delle tipologie di viti da coltivare, alle concimazioni, ai prodotti da impiegare nelle lotte alle malattie fungine, ai tempi ideali di vendemmia, ai lieviti per la vinificazione, ai tempi di macerazione, di elevaggio, fino all’imbottigliamento che solo apparentemente è una operazione puramente meccanica…
Indubbiamente è impegnativo, ma quando il vino corrisponde alle aspettative, l’ambiente è rispettato e il reddito diventa interessante, essere un vignaiolo indipendente può dare delle belle soddisfazioni.