di Paolo Ianna
Passato qualche giorno mi viene più facile azzardare un bilancio di quel che è stato Vinitaly 2014, la principale fiera internazionale del vino. Qualche cifra, estrapolata dalle numerose rassegne stampa, per avere un quadro generale a volte inaspettato: 155.000 presenze nei 4 giorni, dal 6 al 9 aprile, con un incremento del 6% rispetto al 2013. Sono stati 56.000 gli acquirenti stranieri che crescono del 36% nell’appena conclusa edizione. Numeri incoraggianti che fanno pensare alla fine di un interminabile periodo nero per l’economia italiana e al riconoscimento della qualità sicuramente migliorata dei vini del nostro paese.
I capienti padiglioni, che contengono le migliaia di aziende vinicole e ogni altra attività legata al settore, si sono riempiti di appassionati e operatori, brulicando come dei veri e propri formicai. I più frequentati sono stati i padiglioni che hanno ospitato Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. A seguire le regioni che storicamente continuano a rappresentare in maniera più che nobile la storia del vino di qualità italiano nel mondo: Toscana e Piemonte. Poi tutte le altre regioni, piccole e grandi, che hanno goduto di un più che lusinghiero afflusso di visitatori.